Gli innominabili orrori di Lovecraft prendono vita grazie all’adattamento a fumetti La musica di Erich Zann e altri racconti di D.D. Bastian e Sergio Vanello. Siete pronti a mettere a repentaglio la vostra sanità mentale durante il confronto con l’ignoto? 

Il volume è un breve viaggio nella vita dell’autore che, attraverso mostri inimmaginabili e riti inenarrabili, plasma le proprie paure e le ripropone al grande pubblico. E il lettore, attraverso la cornice horror fornita dallo scrittore di Providence, non può che rispecchiarsi in questo orrore cosmico, il cui apice è rappresentato da Chtulhu, l’incarnazione del timore di conoscere cosa gli altri pensino di noi stessi. Come dirà Giovanni Masi nella prefazione all’opera:

Il suo orrore è indicibile, innominabile, impossibile. Le sue trame spesso inverosimili si cristallizzano in immagini potenti, che fanno appello direttamente al subconscio del lettore, ma che effettivamente non sono descritte. Sono evocate. È uno scrittore stranamente moderno nelle idee sulla scienza e sulla religione, eppure così vetusto nella scelta della vita che ha voluto condurre… una contraddizione, appunto.

E per me qui si annida la fascinazione di Lovecraft come scrittore: è un uomo che ha preso molte scelte “sbagliate” e riesce a essere tutt’ora un ingranaggio “sbagliato” nel meccanismo della cultura moderna

Tavola tratta dal racconto Samsara

La musica di Erich Zann

Il musicista tedesco Erich Zann rivive attraverso i ricordi di un ex studente di Metafisica che, durante il proprio percorso universitario, ha preso in affitto una camera nello stesso palazzo dell’uomo, nella Rue D’Auseil. Attratto sin dalla prima sera dalle melodie suonate dal vicino, il ragazzo tenterà di diventare amico di Erich che, a sua volta, deciderà di suonare la viola per lui. Ma un motivetto fischiettato dal protagonista si rivelerà inopportuno, poiché porterà i due uomini a confrontarsi con una visione talmente orrida da risultare inaccettabile. A combattere questa oscurità vi saranno solamente i fragili accordi del musicista.

L’evocazione del ricordo è confusa, frammentaria, come se il subconscio dello studente volesse rimuovere quasi del tutto l’esperienza vissuta. E questa rimembranza, ovattata come se fosse un sogno, è enfatizzata nei disegni: le strade, che egli non può più ripercorrere, sono sfocate, esattamente come il resto della città, assumendo un’aura quasi romantica. A questa delicatezza si oppongono i crudi dettagli di Erich Zann, che, insieme alla viola, rappresenta l’unico elemento nitido del racconto. Questa figura losca, nonostante la mancanza di luce (che proviene solo da poche candele), è l’unica che è riuscita a imprimersi nella memoria del giovane che, ignaro del suo ruolo salvifico, finirà per accostarla all’oscurità fuori dalla finestra. Come si rappresenta questo innominabile orrore? Grazie a una confusa sovrapposizione di colori scuri, quali nero e viola, nei quali il lettore può intuire ciò che nemmeno la mano di Lovecraft ha osato descrivere nel dettaglio!

Samsara

Un giovane uomo tenta invano di lottare contro la propria indole, finendo in una spirale di sofferenza e disperazione dalla quale tenta incessantemente di uscire. Incapace di amare e di essere amato, proverà a risolvere i propri problemi annichilendo la propria essenza, in un viaggio nello spazio e nel tempo che non ha nulla da invidiare a Randolph Carter (Le chiavi d’argento). Il racconto, inedito, riprende uno schema precedentemente adoperato ne I ratti nei muri e I cari estinti: peccati inaccettabili, che possono solo essere intuiti dal lettore, conducono il protagonista verso la follia e l’autodistruzione. Che vi sia lo zampino di Nyarlathotep?

Come ne La musica di Erich Zann, anche in Samsara i dettagli romantici si presentano come delicati tocchi di colore, ma stavolta non si estendono all’intero foglio: il grigiore, indotto dai turbamenti dell’uomo, è smorzato dal biondo della prostituta, dal verde delle piante e dall’azzurro del cielo e del fiumiciattolo, ma non ne è mai sopraffatto. Questi piccoli dettagli, oltre a introdurre lo stato d’animo del folle, impreziosiscono le tavole con richiami in grado di alleggerire la lettura, distraendo momentaneamente il lettore dal crescendo di pazzia. Le pennellate si evolvono insieme al protagonista, in una scalata verso un impossibile viaggio nel fragile tessuto spazio-tempo, attraverso linee che, nella loro semplicità, riescono ad imprimere con forza l’annichilimento e la perdita di coscienza.

Tavola tratta da Un’illustrazione e una vecchia casa

Un’illustrazione e una vecchia casa

Sulla strada per Arkham , un viaggiatore solitario è costretto a rifugiarsi in una vecchia e sgradevole costruzione di legno in apparenza disabitata. In realtà, nella struttura dimora un vecchio che, pur non conoscendo il latino, serba con molta gelosia una copia del Regnum Congo con bizzarre illustrazioni e la tendenza ad aprirsi su una tavola dove è descritta nel dettaglio la macellazione di un essere umano. Che sia a sua volta un cannibale?

Un’illustrazione e una vecchia casa chiude il volume con un’esplosione di colori: non sono più impiegati per evidenziare o rafforzare la narrazione, ma sono a loro volta protagonisti delle tavole. Non servono più per riportare l’attenzione su elementi di rilievo, perché ciò è reso possibile grazie all’alternanza di zone ben definite ed aree sfocate. Questo massiccio uso del colore aiuta il lettore ad immedesimarsi nel viaggiatore, ignaro spettatore degli orrori di Arkham.