[RECENSIONE] Death March kara hajimaru isekai kyousoukyoku



Death march, conosciuto col nome di Death March to the Parallel World Rhapsody, nasce da una serie di light novel di Hiro Ainana e di Shri nel 2014, nello stesso anno viene rilascito l’adattamento manga, mentre nel 2018 lo studio silver link, famoso anche per Chaos;Child, ne rilascia l’adattamento anime. L’anime riunisce diversi generi: avventura, fantasy e harem!

Trama.

Satou, un giovane programmatore di videogiochi, a seguito di una stancante maratona di lavoro sull’ultimo MMO RPG, decide di prendere sonno sul posto di lavoro, in seguito si risveglia in un mondo fantasy con un corpo più giovane rispetto a quello che aveva prima. Il gioco sembra molto simile a quello che stava sviluppando un attimo prima e, grazie ad un oggetto introdotto da lui stesso per semplificare il gioco, riesce a sconfiggere un immenso esercito di uomini lucertola raggiungendo il livello massimo in pochi minuti.

Nonostante ciò decide di nascondere questo suo grande vantaggio ed esplorare il mondo circostante, vivendo un’avventura fantastica e conoscendo sempre nuove persone.


Personaggi.

Perché Guardarlo…

Death March è un’anime che, nella sua semplicità, è riuscito a stupirmi e ad intrattenermi; di per sé la trama è molto semplice, con pochi risvolti, ma questo perché l’opera si concentra maggiormente nel far conoscere il mondo fantasy che viene proposto.

I personaggi sono veramente numerosi e tutti femminili (a parte il protagonista), anche perché uno dei generi dell’opera è l’harem, e nonostante ciò sono anche ben caratterizzati, chi più e chi meno; ovviamente il personaggio sulla quale viene concentrata tutta l’attenzione è il protagonista.

L’anime è ambientato in un mondo MMO/GDR, su cui viene concentrata particolare attenzione, che viene trattata con maniacale attenzione, per esempio quando Satou raccoglie un oggetto comparirà la scritta “oggetto raccolto” e lo stesso vale quando vengono usate abilità o vengono sbloccati degli obbiettivi; ma la componente ruolistica non finisce qui, Satou sfrutterà spesso ciò a suo vantaggio, viene, infatti, marcato che si sta parlando di un isekai, ovvero di una persona del mondo reale trasportata in un mondo fantasy.


Come già detto una delle componenti dell’anime è l’harem, infatti il fanservice è presente in ogni episodio, nonostante ciò è, sì presente, ma in quantità minime che non rovinano minimamente l’opera.

I disegni invece non sono dei migliori, se talvolta risultano puliti, un attimo dopo presentano volti troppo luminosi e sfocati, con fonti di luce inesistente; un’altra nota dolente va purtroppo anche all’uso senza senso della CGI, usata quasi unicamente per i cavalli che trainano le carrozze, dato che spezza la pulizia dei disegni che si era creata.

In conclusione considero Death March un Isekai fuori dalle righe che riesce a far contenti tutti gli appassionati dei GDR e degli MMO, consigliato per gli amanti dei suddetti generi.

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